Alzheimer: un valido aiuto da un nutriente poco conosciuto

La molecola contenuta nel latte materno aiuta a contrastare la progressione della malattia di Alzheimer

Si è visto come alla base della malattia di Alzheimer c’è un deficit del recettore insulinico del Sistema Nervoso Centrale, che permette al cervello di essere rifornito di zucchero, principalmente di glucosio.

A causa del deficit del recettore insulinico, si formano all’interno del tessuto cerebrale le placche amiloidi che fanno perdere funzionalità ai neuroni fino alla loro degenerazione. Più i neuroni muoiono, più le zone del cervello colpite iniziano a rimpicciolirsi e il cervello comincia ad avere “fame di zucchero”. A questo punto sono già visibili i segni clinici della malattia di Alzheimer.

L’integrazione con galattosio può rappresentare un modo per rallentare la progressione inarrestabile dell’Alzheimer. Questo zucchero, a differenza del glucosio, viene assorbito dalle cellule senza l’ausilio dell’insulina e del suo recettore. Il galattosio, infatti, per arrivare all’interno della cellula utilizza un diverso trasportatore (GLUT 3) e per questa ragione è l’unico elemento nutrizionale che può arrestare la “fame di zucchero” del cervello. Se pensiamo, inoltre, che il galattosio è lo zucchero del latte materno, quindi strettamente legato alla crescita e alla strutturazione cellulare, intuiamo facilmente a quale elemento primordiale ed essenziale ci stiamo avvicinando: per la rigenerazione del sistema nervoso, danneggiato da patologie neurodegenerative quale l’Alzheimer, si utilizza in pratica lo stesso principio che viene utilizzato dal bambino per riparare, generare o rigenerare il sistema neurologico.

Il galattosio non rappresenta la cura d’elezione per la malattia d’Alzheimer, ma certamente questo zucchero può migliorarne notevolmente la sintomatologia, come dimostrato nei tanti studi effettuati da Ce.Ri.Fo.S.

Il Centro di Ricerca e Formazione ha osservato miglioramenti dei valori glicemici in pazienti affetti da Alzheimer con diabete di tipo II. In uno degli studi più recenti a pazienti con MCI (Mild Cognitive Impairment – Decadimento cognitivo lieve) è stato somministrato quotidianamente galattosio per sei mesi. All’inizio, a metà e al termine della fase di intervento, è stata verificata la prestazione cognitiva con diversi tipi di test, nel corso dei quali sono stati riscontrati miglioramenti significativi in settori specifici delle funzioni cerebrali. I risultati di questo studio pilota fanno sperare che la somministrazione di galattosio migliori l’apporto di energia alle cellule cerebrali tanto da impedirne il decadimento pur con l’avanzare dell’età.

Un altro studio proiettato verso malati di diabete II con somministrazione bisettimanale di galattosio 10% in forma endovenosa e con assunzione orale di 10 g. giornalieri ha evidenziato un notevole miglioramento dei valori della glicemia, riportandoli alla soglia entro 3 mesi.

È bene specificare che lo stadio della malattia gioca un ruolo molto importante. Intervenire quando si avvertono i primi sintomi migliora di molto la prognosi.

[Fonte: Medicina di Frontiera anno I, Nr. 1]

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