Alzheimer: perché viene definito Diabete di tipo 3

Una nuova definizione per questa patologia neurodegenerativa

lLa malattia di Alzheimer rappresenta in Italia il 50-70% circa di tutte le demenze. Ogni anno, in Italia, i nuovi casi sono circa 150.000 (ILSA), numero destinato ad aumentare sulla base dell’andamento demografico e delle stime sull’invecchiamento della popolazione nazionale. Le cause dell’insorgenza di questa patologia neurodegenerativa sono sconosciute, tuttavia il mondo scientifico ritiene che all’origine della malattia ci siano vari elementi, tra cui fattori genetici, ambientali e lo stile di vita.

 

 

L’Alzheimer viene considerato all’interno di un dismetabolismo glucidico, causato da un deficit di funzionamento del recettore insulinico del glucosio.

Il cervello per svolgere correttamente le sue funzioni ha bisogno di circa 100-150 g di glucosio al giorno; il sangue può trasportarne soltanto 5 g; serve perciò un approvvigionamento continuo. Il protagonista indiscusso in questo processo è il recettore dell’insulina che gioca un ruolo fondamentale: quando riconosce la presenza d’insulina, manda un segnale all’interno della cellula che permette l’apertura di un canale nella membrana cellulare nell’esatto momento in cui necessita.

Diabete e Alzheimer hanno in comune il difetto del ricettore insulinico. Nel diabete il recettore deficitario è presente a livello delle cellule ß del pancreas, nell’Alzheimer il deficit riguarda il recettore insulinico del Sistema Nervoso Centrale.

A causa del deficit del recettore insulinico, si formano all’interno del tessuto cerebrale le placche amiloidi che fanno perdere funzionalità ai neuroni fino alla loro degenerazione. Generalmente, questo processo di morte cellulare è abbastanza lento e occorrono numerosi anni prima che la neurodegenerazione raggiunga l’ippocampo, la struttura deputata al processo di memorizzazione. In sostanza, più i neuroni muoiono, più le zone del cervello colpite iniziano a rimpicciolirsi e il cervello comincia ad avere “fame di zucchero”. È a questo punto che si rendono visibili i primi segni di demenza.

Riconoscere l’importanza del metabolismo degli zuccheri alla base della malattia di Alzheimer, permette l’identificazione di questa patologia come diabete di tipo III. Questa osservazione giustifica anche l’evidenza scientifica che le persone affette da diabete di tipo I o II soffrono più frequentemente di Alzheimer rispetto a chi non ne è affetto. 

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